Onore a Jonathan Demme

Il 26 aprile 2017 si è spento Jonathan Demme, grande regista di film di finzione e documentari musicali che ha lasciato il mondo del cinema a causa di una grave malattia.
Demme era un grande appassionato di musica, infatti sono stati tanti i documentari musicali da lui elaborati con tanta passione. Lui stesso ha affermato che il cinema per lui era al secondo posto, perché era proprio la musica ad essere in cima la lista.
Demme dice che per lui la musica nei film è un vero e proprio mezzo, per trasmettere ancor di più il significato del film e i sentimenti dei personaggi che lo popolano, a differenza di altri registi che utilizzano la musica soltanto come elemento aggiuntivo, come un collante da aggiungere al montaggio per una causa specifica legata sempre e solo al film. In Demme la musica si consacra definitivamente ad arte, non a caso, alcuni suoi lavori vengono citati anche sul sito Pianissimo.it, punto di riferimento per l’arte in Italia.
Per questo motivo, la musica scelta da Demme è sempre mirata a qualcosa, ha sempre un fine. Ecco che in questo posto, per dare onore al grande regista, citeremo alcuni momenti, appartenenti al suo cinema, di grande musica.
Dove Eravamo Rimasti
Si tratta di uno dei migliori film che Demme abbia mai girato, dove l’unione tra cinema e musica, arriva a toccare veramente le stelle. La parte più emozionante è quando Meryl Streep, sotto le note di My Love Will Not Let You Down di Bruce Springsteen, riesce a tirare fuori ciò che non era mai riuscita a dire.
Rachel Sta Per Sposarsi
In questo capolavoro, Demme ha veramente riempito l’intero film di buona musica! Ricordiamo Beat The Donkey, inserita in un momento di festa che vede trasportare non solo i personaggi del film, ma anche a tutti coloro che lo stanno vedendo.
The Manchurian Candidate
Con Better Things dei Fountains of Wayne, Demme vuole arricchire e rendere ottimista con un brano rock un momento di forte suspense che sostituisce a tutti gli effetti il classico rumore dei passi o lo sgocciolare della doccia (come in Psico) che si, mette ansia, ma sembra non avere altri sentimenti.
Philadelphia
Infine, qui il regista utilizza una canzone di Umberto Giordano interpretata da Maria Callas. Il mondo in cui inserisce la musica è davvero inusuale: infatti è il sottofondo di una discussione tra Andrew Beckett e il suo avvocato. All’ascoltare questa canzone Beckett si commuove e l’intero ambiente si modifica mettendo in risalto gli effetti della musica.

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