I 5 cantanti del passato che ci mancano di più (FOTO E VIDEO)

“Nostalgia canaglia”, così cantavano Al Bano e Romina nel 1987. Come dargli torto. La nostalgia è dovuta a una mancanza, quando ci viene tolto qualcosa a cui eravamo abituati è sempre lì in agguato. Nella vita di tutti i giorni può essere causata dalla fine di un amore, dall’allontanamento dal posto in cui si vive, il ricordo del nostro primo Nintendo, la macchina del nonno, quel programma tv che vedevi il giovedì sera con la tua famiglia, il tuo atleta preferito che ora non c’è più ma nel peggiore dei casi, dalla morte di una persona cara; nell’ultimo caso riscontriamo la totale assenza di tutto ciò che la persona in questione era capace di darci, l’effetto è devastante. Ma in fondo nella >vita accadono molte cose ed è giusto andare avanti.

Nella musica il discorso non cambia, dopotutto la ascoltiamo per emozionarci, tanto costa niente. Basti pensare al rapporto che intercorre tra un artista e il suo pubblico, è uno scambio reciproco di sentimenti: chi sta sotto il palco regala al proprio beniamino sguardi, urla e gesti che daranno lui la profonda convinzione di aver fatto qualcosa di grande per qualcuno; in cambio, il pubblico riceve il “materiale” senza il quale non sarebbe possibile provare certe emozioni. La nostalgia entra il gioco nel momento in cui uno dei due soggetti viene a mancare, oggi ci occuperemo degli artisti del passato, più o meno recente, che vorremmo fossero ancora qui con noi e non in cielo, o ovunque essi siano, ad intrattenere con la loro musica chi non c’è più.

È giusto precisare, prima di cominciare, che di artisti di cui parlare ce ne sarebbero tantissimi, l’ultimo in ordine cronologico sarebbe Pino Daniele, ma ne tratteremo solo 5. Ci sarà tempo e modo di trattarli tutti più avanti.

Freddie Mercury

Il suo è stato un destino beffardo, forse anche troppo per quella che è la voce più bella di sempre. Presenza scenica e voce fuori dal comune fanno di lui il frontman che ogni gruppo desidera, l’atteggiamento da prima donna è incluso nel pacchetto ed era ciò che lo rendeva ancora più speciale. Ai Queen dobbiamo uno dei concerti più belli di sempre, se non il migliore: Wembley 1986. “Bohemian Rhapsody”, “We Will Rock You”, “Don’t Stop Me Now”, “Radio GaGa”, “We Are The Champions” sembra assurdo che queste pietre miliari abbiano tutte lo stesso interprete, ancora più assurdo è il fatto che nessuno si sia dimostrato all’altezza di riproporre canzoni del genere né di sostituirlo alla guida dei Queen, altro esempio dell’unicità di Mercury. Non ci è dato sapere se il primo essere umano sulla terra sia stato realmente voluto da Dio, ma probabilmente Freddie, alla sua nascita, aveva un’etichetta con scritto quello che sarebbe poi diventato il titolo dell’ultimo vero album dei Queen: Made in Heaven.

Fabrizio De André

In un momento in cui la canzone d’autore è sempre più in crisi, la nostra mente non può non andare a Faber. È difficile provare a immaginare cosa ne sarebbe stato del cantautorato italiano, se De André non avesse cambiato i canoni della musica leggera italiana. Faber ci ha insegnato che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, ma anche a guardare le cose da un punto di vista differente da quello a cui eravamo abituati, nei suoi pezzi i protagonisti sono “gli ultimi”, non a caso era soprannominato “il poeta degli sconfitti”, coloro che nella realtà vengono umiliati dalla società e che, grazie ai suoi brani, diventano quasi eroi.

Kurt Cobain

“È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”, Kurt Cobain ha preso alla lettera le parole di Neil Young. Vittima della maledizione dei 27, ma anche di una vita tormentata da una realtà nella quale non è mai stato capace di rispecchiarsi. Parlare di una “vittima delle droghe” sarebbe troppo facile, se Kurt ha deciso di lasciarci è perché il pensiero di non dover più vivere lo faceva stare meglio, basti leggere la lettera che scrisse prima di premere il grilletto. Tutta la sua sofferenza era riversata nella musica dei Nirvana, capace di dare al grunge la possibilità di affermarsi in maniera decisa tra gli altri generi musicali. La sua attività non durò nemmeno 10 anni, eppure Kurt è considerato un’icona del nostro tempo, della famosa Generazione X, tanto da essere fonte d’ispirazione ancora oggi.

Rino Gaetano

Torniamo in Italia, anche se per rivedere Rino dovremmo recarci in ben altri luoghi. Un altro che, come l’altro italiano presente nel nostro articolo, non aveva paura di dire ciò che pensava, anche se, a volte, lo faceva in maniera più celata rispetto al collega De André. Un’eterna lotta contro la censura, tanto che spesso lo si ricorda per “Gianna” e non per altri capolavori, colpevoli di avere dietro il loro testo un messaggio sociale e non un testo totalmente insensato come quello della ragazza che aveva un coccodrillo, ma, si sa, siamo pur sempre in Italia. Un verso del rapper Salmo recita “la storia insegna che musicalmente fai molti più soldi da morto”, questo è stato infatti il destino di Rino, la “scoperta” dei suoi pezzi più belli è postuma a quel maledetto incidente che gli tolse la vita nel 1981.

Michael Jackson

La scomparsa più recente tra quelle citate è la sua, questo non rende meno grande il vuoto che ha lasciato nel panorama musicale. Un vuoto che difficilmente potrà essere riempito, ballerino ineccepibile, cantante strepitoso e un animo fragile che fa di lui uno dei personaggi più controversi della storia della musica. È incredibile come una vita fatta di scandali possa essere insignificante di fronte alla sua carriera artistica, quasi a voler sottolineare che il suono di una canzone sia più forte di qualsiasi rumour.

E voi chi avreste aggiunto a questa lista?

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