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- Autore: Eugenio Pane
- Pubblicato: Gen 22, 2020
- Categoria: Featured
Perché l’inglese è la lingua principale della musica?
Oggigiorno l’inglese è la terza lingua più parlata al mondo, non è una novità. Dal campo del lavoro a quello della moda, dall’educazione alla sanità, fino a toccare inevitabilmente anche quello della musica. Basta scorrere le principali classifiche mondiali per renderci conto che la quasi totalità dei pezzi è in inglese e, anche dando un’occhiata a quelle nazionali, troveremo sempre l’influenza anglofona.
È vero, negli ultimi tempi c’è stata una ripresa della musica italiana, dove i cantautori (soprattutto quelli emergenti) hanno prediletto l’utilizzo della nostra lingua, soprattutto per trap e itpop. Seppur sia importante salvaguardare la musica in italiano, rimane però il fatto che l’inglese si presta maggiormente per la scrittura dei pezzi. Il motivo principale risiede nella sua struttura grammaticale, più semplice rispetto all’italiano, e dalla grande presenza di parole brevi (frequentemente monosillabe o bisillabe) che gli permettono di accorparsi meglio al ritmo e alla melodia della canzone, facendo combaciare le sillabe accentate con gli accenti della battuta. Le rime sono un elemento fondamentale nella scrittura: anche da questo punto di vista l’inglese facilita enormemente il lavoro, offrendo numerosissime assonanze. Per quanto riguarda invece contenuto e significato, le parole in linea generale sono più corte, ed è possibile esprimere concetti personali anche complessi con una maggiore semplicità. Infine, da un punto di vista dell’interpretazione, l’inglese permette di pronunciare le parole con maggiore fluidità e naturalezza nel cantato, cosa che invece l’italiano non consente con altrettanta facilità (seppur sia la nostra lingua principale). In poche parole, l’inglese offre flessibilità, una caratteristica estremamente allettante per la maggior parte di cantanti, musicisti e cantautori.
Esatto, anche chi non intende utilizzare l’inglese per scrivere musica può (e deve) utilizzarlo a proprio beneficio in questo settore: dall’interpretazione, come accennato prima, a tutto ciò che riguarda l’aspetto commerciale, soprattutto per chi ambisce a portare la propria musica anche all’estero. Ricordate l’intervista di Mahmood agli ultimi Eurovision? L’episodio di per sé può anche far sorridere, ma sicuramente denota una mancata competenza linguistica che, trovandosi in un determinato contesto, avrebbe giovato all’artista per presentare al meglio la propria musica e promuoversi ad un pubblico internazionale.
Le scarse conoscenze dell’inglese però non ci lasciano particolarmente sorpresi: secondo l’indice EF English Proficiency Index (EF EPI), un report annuale volto ad analizzare il livello d’inglese nel mondo, l’Italia sia trova al 36° posto su 100, dietro la maggior parte dei paesi europei.
Se pensiamo al mondo della musica, cosa sappiamo dei gruppi (e degli artisti) italiani che cantano in inglese? Il nuovo pop italiano è sicuramente diventato celebre abbastanza da rischiare oscurarle ma in parte è, probabilmente, anche per le scarse conoscenze dell’inglese che non hanno permesso loro di emergere così come hanno fatto altri colleghi di Germania, Norvegia, Svezia, Islanda, Finlandia etc. Se il vostro obiettivo è quello di provare a conquistare le classifiche dei paesi anglofoni più importanti come Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Canada, consigliamo di rispolverare il vostro inglese e approfittare di tutta l’incredibile libertà che questa lingua offre agli