Manuel Agnelli a X Factor, il perché ai microfoni di Radio1

Sta facendo tanto discutere, in questi giorni, la notizia che ci sarà Manuel Agnelli, il leader degli Afterhours, tra i giudici della prossima edizione di X Factor, a fianco a Fedez, Arisa e Alvaro Soler. Una giuria che va dal rap all’indie-rock, dal pop internazionale a quello italiano che ci fa immaginare un’edizione interessante, innovatrice, quantomeno negli intenti.

Tra i quattro, Manuel Agnelli è la presenza che desta maggiori perplessità.
Le critiche sono state immediate, sia da parte dei fan della band, affezionati ad un’indole rock indipendente e anticonformista restia al compromesso, sia da parte dei fan di X Factor, che hanno criticato la scelta di un giudice praticamente sconosciuto al pubblico televisivo, poco in sintonia con il panorama musicale dell’indie-rock italiano.

Nei giorni scorsi un articolo di Repubblica riportava alcune dichiarazioni del leader degli Afterhours, che rispondeva a chi gli chiedeva le motivazioni di questa scelta raccontando di aver iniziato, negli ultimi anni, un percorso di avvicinamento al grande pubblico, portando la sua esperienza artistica e professionale nelle scuole e nelle università, e che partecipare ad una trasmissione come X Factor rappresenta un’occasione per far pensare e vivere la musica in modo diverso rispetto a quello visto fin ora nei talent, un fare musica che risponde al bisogno di esprimere qualcosa e dare voce a dei percorsi, più che alle logiche dello show e dei numeri di vendita.

Se fino a qualche anno fa sui giovani d’oggi ci scatarrava su, insomma, adesso sembra che la sua attitudine sia un’altra. In fondo il discorso fila, il mondo cambia e restare aggrappati al passato perché quello che vediamo all’orizzonte non ci piace è sterile, anche un po’ grottesco. Se sei dentro al sistema puoi cambiarlo o dargli comunque un tuo contributo, se sei fuori resti fuori.
Ma Agnelli non ha convinto tutti, e le critiche non si placano. Coraggio o opportunismo? Forse entrambi.

Il 19 maggio, a Radio1, Manuel Agnelli ha risposto alle domande del conduttore John Vignola. Rispetto alla partecipazione al talent Vignola gli ha chiesto se l’attitudine rock possa essere portata in tv in quanto testimonianza di un metro di giudizio di quello che ci sta intorno. “Non posso che portare il mio punto di vista – ha risposto Manuel – non sono un attore o un personaggio televisivo, non posso fare altrimenti”.
Ma il talent serve anche prima, durante, e dopo – parla chiaro il leader degli Afterhours – serve ad avere una legittimità diversa dal pubblico e dagli addetti ai lavori, una visibilità che ti permette di lavorare a dei progetti che altrimenti è più complicato portare a termine, la visibilità non è sempre male.
“Non ci resta che i talent per farci ascoltare?”. E’ tagliente la domanda con cui John Vignola chiude l’intervista ad Agnelli.
“E’ l’unica cosa che rappresenta la musica in televisione, risponde Agnelli, “in maniera limitata ma l’unica, piuttosto che continuare a distruggere bisogna cominciare a costruire a partire da quello che c’è”.
Una riflessione comunque interessante quella di Agnelli, al di là del fatto che si condivida o meno la sua scelta.
(Trovate qui il video della diretta su Radio1)

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