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17 marzo: Unità d’Italia. Ecco l’Inno Nazionale di Luca Carboni

17 marzo 1961: nasce ufficialmente il Regno d’Italia e Vittorio Emanuele II viene proclamato sovrano del nuovo Stato. Nel 2011 si è celebrato il 150° anniversario dell’avvenimento che ha portato alla nascita di una nazione fino ad allora divisa, da secoli, in tanti staterelli. Fratelli d’Italia, scritta dal giovane patriota Goffredo Mameli, è diventata l’inno nazionale, ma c’è un brano ben più moderno che fotografa in maniera assai lucida i caratteri peculiari della popolazione italiana: Inno Nazionale di Luca Carboni.

È il 1995 e il cantautore bolognese pubblica Mondo (World Welt Monde), un album contenente tredici brani le cui tematiche sociali spiccano chiaramente sulle altre (il titolo, così come il booklet che accompagna l’intero lavoro, è volutamente rimarcato in quattro lingue differenti). La prima traccia è, appunto, Inno Nazionale.

Chi si aspetta il Carboni struggente e immensamente delicato di Silvia lo sai o Farfallina rimane deluso; resta altresì spiazzato chi attende una canzone pop lievemente malinconica sulla scia di Mare Mare. L’artista emiliano si presenta in una veste completamente rinnovata incidendo un brano volutamente grezzo dal punto di vista musicale, con la stessa dura sequenza ritmica che si ripete costantemente in ciascuna delle sei macrosequenze in cui è divisa la traccia.

È un Inno Nazionale che ci spiega i caratteri distintivi degli italiani. Massimo D’Azeglio pronunciò la celebre frase “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani” e Carboni sa perfettamente che, quasi un secolo e mezzo dopo, le cose non sono cambiate. Quel marcare a fondo le differenze tra regione e regione e tra area e area, manifestare orgogliosamente il proprio campanilismo resta la nostra più grande peculiarità.

L’incipit non lascia spazio a dubbi: “Io son troppo bolognese / tu sei troppo napoletano / egli è troppo torinese / e voi siete troppo di Bari”. E si prosegue con le tante sfaccettature che ci caratterizzano, evidenziate dalle continue anafore che conferiscono quel senso di ripetitività quasi ossessiva: dalle rivalità calcistiche (“Lo vedi anche allo stadio/ che siamo sempre troppo tesi/ siamo tifosi e siamo poco sportivi) al divisionismo regionale che sa di secessionismo buono solo a mettere in mostra la propria indole territoriale (sventoliamo troppe bandiere/ col bastone nella mano […] Noi siamo troppo chiusi/ loro son troppo altoatesini/ e anche se è caduto il muro/ abbiamo sempre troppi confini!). Infine le divisioni politiche, dai tempi in cui “eravamo troppo fascisti” e le suonavamo con “botte coi manganelli” fino a quelli in cui si diventò tutti democristiani.

Ma una cosa è certa, arriva a gridare Carboni nel verso finale che funge da preludio al lungo assolo musicale: “E sì che il tempo passa, ma siamo ancora troppo italiani”.

Il videoclip realizzato al Parco dell’Eur di Roma da Alex Infascelli, è un piccolo capolavoro, peraltro censurato. C’è Luca con la sua band – la Inno Nazionale Band – che sta suonando il pezzo, ma dalla finestra di un palazzo un cecchino uno ad uno colpisce tutti i componenti: cade il primo, ma nell’indifferenza gli altri continuano a suonare; cade il secondo e si fa altrettanto, finché è lo stesso Carboni a stramazzare a terra in un bagno di sangue.

Qui il video ufficiale di Inno Nazionale. Qui la versione spagnola presente nel cd singolo.

Qui il testo di Inno Nazionale:
Io sono troppo bolognese,
tu sei troppo napoletano
egli è troppo torinese
e voi siete troppo di Bari
sì noi siamo troppo orgogliosi,
loro sono troppo veneziani
e anche dentro la stessa città,
siamo sempre troppo lontani!
E siamo sempre troppo romani,
e si che siamo troppo milanesi
e lo vedi anche allo stadio
che siamo sempre troppo tesi
siamo tifosi poco sportivi
perché siamo troppo fiorentini
e la polizia controlla
che non stiamo troppo vicini!
E allora son troppo bolognese,
tu sei troppo cagliaritano
sventoliamo troppe bandiere,
col bastone nella mano
e diventiamo troppo violenti,
e se non ci spacchiamo i denti
comunque ci promettiamo in coro
che ci romperemo il culo!
E io sono troppo emiliano,
tu sei troppo siciliano
egli è troppo calabrese,
e voi troppo molisani
e noi siamo troppo chiusi,
loro son troppo altoatesini
e anche se è caduto il muro,
abbiamo sempre troppi confini!
…e poi eravamo troppo fascisti
e anche troppo menefreghisti
allora giù botte coi manganelli
comunque non eravamo troppo fratelli
poi diventammo troppo comunisti,
e anche troppo democristiani
e sì che il tempo passa
ma siamo ancora troppo italiani!
…Sì che eravamo troppo fascisti
oppure troppo menefreghisti
e allora giù botte coi manganelli
non eravamo troppo fratelli
poi diventammo troppo comunisti
e anche troppo democristiani
e sì che il tempo passa
siamo ancora troppo italiani!

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