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- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Set 16, 2015
- Categoria: News
I 10 migliori film sulla vita delle rockstar
È cosa nota: i film biografici sono sempre un rischio. Possono consacrare i personaggi ai quali sono ispirati, oppure rovinarne il ricordo. Quando quei personaggi sono grandi personalità del mondo della musica, poi, il discorso è ancora più delicato. Il biopic (inglesismo derivato dalla contrazione di biographic picture che identifica universalmente la categoria cinematografica) di stampo musicale si posiziona spesso a metà strada tra un documentario e un musical, narra la genesi, l’apoteosi e a volte il declino di un mito, porta in primo piano il sottofondo musicale rivedendo le priorità nella pellicola. Sembrava un mercato di nicchia, eppure quella dei biopic musicali è ormai una tendenza affermata che si è concretizzata in una vera e propria industria. Il repertorio più saccheggiato resta, facile immaginarlo, quello del rock.
Chi si avventura in questo genere sa bene di correre un rischio, ma molti registi sono grandi conoscitori o estimatori della rockstar che vogliono far rivivere sullo schermo e sanno di trovare riscontro in un pubblico sempre più vasto, fatto di fans nostalgici ma anche di giovanissimi, spesso e volentieri di scettici, curiosi di scoprire se il biopic ha reso onore ai propri beniamini del rock. Ma quali sono i migliori film sulla vita delle rockstar? Proviamo a stilare una top ten!
Control (2007)
Attraverso la scelta coraggiosa del bianco e nero, Anton Corbijn getta uno sguardo a tratti straziante, a tratti cupamente divertente, nella vita di Ian Curtis, storico frontman dei Joy Division. Esistono pochi biopic rock capaci di ritrarre l’ascesa e il declino di una leggenda della musica così magistralmente come in Control, mentre sullo sfondo rivive la verve della scena post-punk britannica negli anni ‘70. Sim Riley sa portare egregiamente i panni di Curtis e impersonare i suoi tormenti, divincolandosi tra le crisi epilettiche e il fallimento del matrimonio con Debbie. Di lui fa emergere la personalità indisciplinata e d’effetto, come una canzone dei Joy Division.
The Doors (1991)
A lungo criticato, The Doors di Oliver Stone resta un film cult per molti amanti del rock anni ’60. Nonostante riproponga una versione un po’ romanzata della vita di Jim Morrison, questo biopic resta un esperimento interessante a cui vale la pena dedicare 140 minuti del proprio tempo. Bisogna pensare che è veramente difficile e ambizioso trasporre su pellicola la biografia di un mito, ma almeno i fans apprezzarono l’intento commemorativo a vent’anni dalla scomparsa di Morrison. Per la pellicola, Stone riuscì a radunare un esercito di divi, ma il merito della buona riuscita è sicuramente da attribuire a Val Kilmer. L’attore sorprende per la sua bravura e la straordinaria somiglianza a Jim Morrison, e si cimenta con successo nell’interpretazione di alcuni brani della straordinaria produzione del leader dei Doors.
Sid e Nancy (1986)
In Sid e Nancy il breve quanto leggendario regno punk dei Sex Pistols è osservato dalla prospettiva del bassista Sid Vicious e del suo amore tossico e tormentato per Nancy Spungen (interpretati rispettivamente da Gary Oldman e Chloe Webb). Il biopic è intenso, spesso violento. Il regista Alex Cox sceglie di partire dal momento dell’omicidio di Nancy per poi riavvolgere i ricordi di Sid, rivelando il mix letale di eventi che ha portato alla fine di entrambi. Sullo sfondo, la Londra degli anni ’70 esplode in una visione cupa, crepuscolare, mentre le nuove generazioni la immolano all’anarchia.
Last days (2005)
E’ ispirato agli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain, il leader dei Nirvana morto suicida nel 1994, il film del regista americano Gus Van Sant con protagonista Michael Pitt (il biondino di The Dreamers). Terzo e ultimo della Trilogia della morte, questo biopic è probabilmente un tentativo di “visualizzare” quello che è accaduto nella mente di Cobain le ore prima del suicidio, collocandosi in una dimensione tra reale e irreale. La pluralità dei punti di vista, le scene reiterate, le voci fuoricampo, delineano uno scenario confusionario che si oppone alla tranquillità della natura circostante e confermano la cifra stilistica sperimentale di Van Sant. L’attore protagonista Pitt ha curato personalmente parte della colonna sonora assieme al suo gruppo, i Pagoda.
Nowhere boy (2009)
Incentrato sulla vita di John Lennon prima che diventasse leggenda, Nowhere boy segna il debutto alla regia dell’artista concettuale Sam Taylor-Wood, membro del movimento Young British Artists. Come un ragazzo da nessuna parte, così Lennon ha vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza, tutt’altro che facili, nell’attesa di riavvicinarsi alla madre Julia. La morte di quest’ultima in un incidente rafforzerà il rapporto col giovane Paul, anche lui orfano di madre, il resto è storia. Sullo sfondo della Liverpool del 1955 scorrono tutti i luoghi che sono in seguito diventati gloriosi, da Strawberry Field a Penny Lane. La sceneggiatura è tratta dal libro di Julia Baird, sorellastra di Lennon, che ne racconta l’infanzia.
Io non sono qui – I’m not there (2007)
Dopo i titoli di testa compare la didascalia: “Ispirato alla musica e alle molte vite di Bob Dylan.” In effetti, I’m not there di Todd Haynes fa rivivere Dylan attraverso sei personaggi, ognuno dei quali rappresenta un aspetto della sua musica e della sua vita. Lo stile visivo cambia coi capitoli (e non solo per l’alternarsi del colore con il b/n) e la narrazione è frammentaria, come altro ci si può aspettare che si racconti di un personaggio tanto geniale quanto sfuggente come Dylan? Attraverso la sua depersonalizzazione (“Tutti siamo Bob Dylan”), la pellicola ripercorre la carriera del musicista, dagli esordi come cantante folk alla conquista del successo nei primi anni ’60. E poi, la controversa svolta verso il rock, l’incidente di moto e il conseguente ritiro dalle scene.
Quando l’amore brucia l’anima – Walk the line (2005)
Walk the line ripercorre la storia del giovane Johnny Cash e del suo turbolento rapporto d’amore con June Carter Cash. Johnny è un ragazzino che vive in Arkansas durante l’epoca della Depressione, è il figlio di un mezzadro, che ha imparato a cantare grazie ai gospel di sua madre. Arriva ai primi successi con la Sun Record di Memphis, dove incide accanto a Elvis Presley, Carl Perkins, Roy Orbison, Jerry Lee Lewis e Waylon Jennings, per poi terminare la sua corsa con l’indimenticabile concerto del 1968 alla prigione di Folsom. Tratto dall’autobiografia dello stesso Cash e dal libro Man in Black, Walk the Line si presenta come un viaggio coinvolgente che arriva alle radici del rock attraverso il ritratto biografico dell’uomo oltre il mito.
Jersey Boys (2014)
Un film che forse ci si aspetterebbe più da Scorsese che da Clint Eastwood, eppure Jersey Boys è un mirabile biopic musicale che rivisita lo show di Broadway “Jersey Boys” sulla band pop-rock Frankie Valli and The Four Seasons. L’idea di fondo è di tracciare la parabola del gruppo che, da un quartiere periferico del New Jersey, è giunto alla celebrità, ma ha poi infranto il suo American Dream con una brusca rottura, per arrivare infine nella Hall of Fame.
The Runaways (2010)
The Runaways segna l’approdo nel mondo del cinema per la regista Floria Sigismondi, a lungo impegnata nella direzione di video musicali (può vantare collaborazioni con i Muse e Bjork). E’ quindi lampante che la musica rappresenti una grande passione per la Sigismondi, che ha deciso di arrivare al grande schermo con un omaggio a The Runaways, la prima rock band femminile nata negli anni ’70. La storia si focalizza principalmente sulla figura di Cherie Currie, infatti il film è per buona parte basato sulla sua autobiografia, Neon Angel: The Cherie Currie Story, per poi diramarsi a Joan Jett e in maniera molto più marginale alle altre componenti del gruppo. Il ruolo di Cherie è affidato alla già affermata e talentuosa Dakota Fanning, mentre lascia dubbiosi la performance di Kristen Stewart, protagonista della saga di Twilight, che appare timida ed esitante, discostandosi di molto dal suo personaggio. La storia risulta a tratti frammentaria, forse a causa del retaggio della regista.
Tenacious D e il destino del rock (2006)
Ci troviamo davanti ad un caso eccezionale, infatti i Tenacious D raccontano nell’omonimo film la storia della loro band realmente esistente, formata dal duo di protagonisti Jack Black e Kyle Gass. La loro ambizione è di diventare il gruppo più importante nella storia della musica, ma per riuscire nell’impresa hanno bisogno di un plettro magico, già di Jimi Hendrix e Eddie Van Halen, conservato in un museo che dista 300 miglia da casa loro. A metà tra il serio e il faceto, in un susseguirsi di gag e trovate, questo biopic appare come una continua dissacratoria parodia delle più comuni leggende legate al rock, inteso non solo come stile musicale bensì come stile di vita dissoluto e irraggiungibile.