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- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Set 9, 2015
- Categoria: News
Comporre musica coi colori: Kandinskij e il linguaggio dello spirito
“Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”
“Lo Spirituale nell’arte”, Vasilij Kandinskij
Vasilij Kandinskij (1866-1944) è universalmente conosciuto come il fondatore dell’arte astratta, ma pochi sanno dell’importanza che la musica ha avuto nella sua indagine pittorica. Lontano dallo stereotipo dell’artista caotico, di sé diceva che avrebbe potuto dipingere in abito da sera, senza sporcarsi. Forse perché, in fondo, Kandinskij si sentiva più compositore che pittore, e come tale adoperava i colori in base al loro timbro per creare Composizioni, Improvvisazioni, Impressioni che poi numerava come fossero brani musicali.
La chiave di violino di questo sistema cromatico è l’emozionalità. Il colore, infatti, può avere due possibili effetti sullo spettatore: un effetto fisico, superficiale e basato su sensazioni momentanee, determinato dalla registrazione da parte della retina di un dato colore; un effetto psichico dovuto alla vibrazione spirituale e attraverso cui il colore raggiunge l’anima. Quest’ultimo effetto, secondo Kandinskij, scaturisce dal fatto che, oltre alla connotazione cromatica, ogni colore possiede le qualità sensibili di odore, sapore e suono. Il colore, quindi, trae la sua forza dall’associazione con gli altri sensi e con essi intrattiene un rapporto sinestetico di rimando reciproco. Colore e musica, in particolare, sembrano uniti in una relazione sinergica che è possibile potenziare se si conoscono le rispettive proprietà di linguaggio. Bisogna dunque dar voce ai colori e imparare ad ascoltarli nelle loro varianti armoniche, farsi cassa armonica per lasciarli risuonare nella propria interiorità.
Nel saggio Lo Spirituale nell’Arte, Kandinskij analizza i colori in base ai loro suoni interiori, ai loro effetti psichici, e associa ognuno ad uno strumento musicale:
• La visione diretta del giallo rende ansiosi, emozionati, eccitati e rivela la violenza del colore, che agisce prepotentemente su di noi.
Un giallo troppo intenso è come il suono sempre più acuto di tromba o quello sempre più assordante di una fanfara. Il giallo è il colore tipico della terra, non può avere troppa profondità. Dal punto di vista psicologico può simboleggiare la follia, come eccesso di furore, irrazionalità cieca o delirio.
Il giallo si può collegare all’estate morente, ai colori delle foglie d’autunno: colori folli di energia, ma incapaci di profondità. Diffonde calore spirituale.
• La profondità la troviamo nel blu. Più esso è profondo, più richiama l’idea di infinito, suscitando nostalgia della purezza e del soprannaturale. Se precipita nel nero acquista una nota di tristezza struggente, affonda in una drammaticità senza fine. Se tende ai toni più chiari, diventa invece indifferente e distante, come un cielo altissimo. Più è chiaro, meno è eloquente, fino a giungere ad una quiete silenziosa: il bianco. Dal punto di vista musicale l’azzurro assomiglia a un flauto, il blu a un violoncello, quando diventa molto scuro, al contrabbasso; nella sua dimensione più scura e solenne ha il suono profondo di un organo. E’ un suono profondo, basso. E’ un suono freddo.
• Il rosso è caldo, vitale, vivace, irrequieto ma diverso dal giallo, perché non ha la sua superficialità. L’energia del rosso è consapevole, può essere canalizzata. Più è chiaro e tendente al giallo, più ha vitalità, energia. Il rosso medio è profondo, il rosso scuro è più meditativo. È paragonato al suono di una tuba.
• Il verde assoluto è il colore più calmo che ci sia: non si muove, non esprime gioia, tristezza, passione, non desidera nulla, non chiede nulla. Questa assenza di movimento è utile alle persone stanche, ma rischia di far annoiare. E’ un elemento immobile, soddisfatto, limitato.
La mescolanza col giallo gli dà nuova forza, lo rende vivo, giovane, gioioso. Se si oscura col blu diventa, invece, serio e pensieroso, ma sempre attivo.
Se gli si aggiunge il bianco lo si carica di indifferenza, mentre col nero diventa quiete. Dal punto di vista musicale è associato ai toni calmi, ampi, semigravi del violino.
• L’arancione è il rosso che si mescola al giallo. Attraverso questa unione il movimento interiore del rosso si tramuta in un movimento che si irradia e si disperde all’esterno, grazie al giallo. Quando il rosso si avvicina allo spettatore nasce l’arancione. Nell’arancione il rosso infonde un senso di serietà. L’arancione è come un uomo sicuro della sua forza, che dà un’idea di salute. Il suo suono ricorda quello di una campana che invita all’angelus, o di un robusto contralto o di una viola che esegue un largo.
• Quando il rosso si mescola al blu e si ritrae dallo spettatore, nasce il viola, che tende ad allontanarsi da chi guarda. Il viola è un rosso fisicamente e psichicamente più freddo. Ha in sé qualcosa di malato, di spento, di triste. Assomiglia al suono del corno inglese, delle zampogne e, quando è profondo, al registro grave dei legni (per esempio del fagotto).
• Il marrone si ottiene mischiando il nero con il rosso, ma essendo l’energia di quest’ultimo fortemente sorvegliata, ne consegue che esso risulti ottuso, duro, poco dinamico.
• Il grigio è l’equivalente del verde, ugualmente statico, indica quiete, ma mentre nel verde è presente, seppur paralizzata, l’energia del giallo che lo fa variare verso tonalità più chiare o più fredde facendogli recuperare vibrazione, nel grigio c’è assoluta mancanza di movimento, che esso volga verso il bianco o verso il nero.
• Il bianco è quasi il simbolo di un mondo in cui tutti i colori, come princìpi, sono scomparsi. Esso ci colpisce come un gran silenzio che ci sembra assoluto, portandoci ad avvertirlo interiormente come non-suono. E’ un silenzio che non è morto, ma è ricco di potenzialità: il bianco ha il suono di un silenzio che improvvisamente riusciamo a comprendere. E’ la giovinezza del nulla, o meglio un nulla prima dell’origine, della nascita. Sul bianco tutti i colori affievoliscono di suono, a volte si dissolvono, lasciando una flebile eco. Forse la terra risuonava così nel tempo bianco dell’era glaciale.
• Il nero risuona dentro di noi come un nulla senza possibilità, come la morte del nulla dopo che il sole si è spento, come un eterno silenzio senza futuro e senza speranza. Nella musica è la pausa finale, tutto si è compiuto, il cerchio si chiude. Su uno sfondo nero, qualsiasi colore acquisisce un suono forte e preciso.
E’ come un serpente che si morde la coda (simbolo dell’infinito) i sei colori che a coppie formano i grandi contrasti. A destra e a sinistra stanno i due silenzi: il silenzio della nascita e quello della morte.