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- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Nov 27, 2015
- Categoria: Personaggi
Jimi Hendrix: tra genio e distruzione (FOTO)
Non è semplice ricordare una leggenda attraverso le parole. Sembra sempre di non aver detto abbastanza, di non rendere il necessario omaggio all’icona di cui si sta parlando, e probabilmente è proprio così: le parole non bastano. Anche in questo caso non basteranno, ma ci si sente comunque in dovere di provarci.
Guardando una Fender Stratocaster non si può far altro che pensare a colui che probabilmente è stato il miglior chitarrista che il mondo abbia avuto: Jimi Hendrix, non un semplice artista, ma un’icona delle passate generazioni.
Nasce con il nome di Johnny Allen Hendrix il 27 novembre di 73 anni fa a Seattle, ma papà Al decide di cambiare il nome in James Marshall Hendrix. Il primo strumento del giovane Jimi è una chitarra, per destri. La leggenda narra che, essendo mancino, imparò a suonarla al rovescio nel giro di pochissimo tempo, e continuò a farlo durante tutta la sua carriera artistica. La sua vita non è certo rose e fiori; tutt’altro: finisce in galera due volte per aver guidato delle auto rubate, viene arruolato ed è costretto a girare per tutta l’America facendo il turnista in gruppi di supporto ad artisti blues. Ma sapeva che il bello doveva ancora venire.
Nel 1963 si trasferisce a New York, ma è dal 1966 che si comincia a fare davvero sul serio: è infatti l’anno della nascita della Jimi Hendrix Experience, con Mitch Mitchell alla batteria e Noel Redding al basso. Le sonorità della band sono una novità assoluta: si basa tutto sulla sfrenata creatività di Hendrix, accompagnato da semplici linee di basso e da un consistente drumming a sostenerlo.
All’apice del successo, sono due gli eventi fondamentali che si ricordano di Jimi Hendrix. Il primo, nel 1967, è la sua esibizione al festival musicale di Monterey, in cui il chitarrista suona in modo spasmodico la sua Stratocaster, con i denti, dietro la schiena, tanto da arrivare a bruciarla con del liquido per accendini e schiantarla contro amplificatori e quant’altro, come se il suo genio non potesse essere espresso attraverso delle semplici note, dei semplici accordi. Il secondo evento risale invece al 1969, al celeberrimo festival di Woodstock, dove suonò l’inno nazionale statunitense, “The Star Spangled Banner”, con un effetto incredibilmente distorto richiamando il rumore dei bombardamenti e della guerra che si stava svolgendo in quel periodo in Vietnam, avvalendosi della sola chitarra.
Hendrix però si spegne appena un anno dopo, nel 1970, a soli 27 anni in un appartamento a Londra. Viene ritrovato dalla sua ragazza, Monika Dannemann, già privo di sensi, soffocato probabilmente da un cocktail di alcool e farmaci e, probabilmente, anche dal suo stesso genio. Ma noi, a 45 anni di distanza dalla sua scomparsa, non possiamo far altro che ringraziare per canzoni come “Purple Haze” o “Foxy Lady”, per “Little Wing” o ancora “Voodoo Child”. Happy birthday Jimi.