Deep_Purple

La storia straordinaria di “Smoke on the Water”

“Noi allora non potevamo certo immaginarlo, ma quella era una canzone che l’avrebbe cambiata, la storia della nostra musica”. E forse anche della musica rock in generale. Con queste parole il bassista dei Deep Purple, Roger Glover, ricorda nelle interviste il momento in cui la magia prese forma e nacque Smoke on the Water, inno generazionale dell’hard rock capace di superare ogni confine di genere musicale.

Inserita nell’album Machine Head, uscito nel 1972, non divenne un singolo fino al 1973, anno in cui raggiunse il quarto posto nelle classifica Billboard degli USA. Il resto fa parte di una storia che lo stesso bassista – a cui si deve il titolo del brano – racconta sempre con piacere. Le registrazioni del disco iniziano nel 1971 con Glover, il chitarrista Ritchie Blackmore, il tastierista John Lord e il cantante Ian Gillan che dopo aver noleggiato lo studio mobile dei Rolling Stones decidono di piazzarlo all’interno del casinò di Montreaux, in Svizzera. Il 4 dicembre è previsto nel locale un concerto di Frank Zappa. Durante l’assolo di tastiera del brano King Kong uno spettatore lancia un petardo nella sala che inizia a prendere fuoco. Una scena disperata quanto suggestiva a cui Glover assiste: “le fiamme si riflettevano sulle nuvole e il fumo avvolgeva il lago” – ricorda il bassista – “e da qui mi venne il titolo di Smoke on the Water”.

Nei giorni successivi venne scritto il riff portante di quella che ancora oggi è una delle più grandi canzoni sul mondo dell’intrattenimento, entrata a pieno diritto nella cultura popolare degli ultimi 50 anni. I Deep Purple si trasferiscono al teatro Pavilion e a tarda notte incidono il giro di chitarra che cambierà per sempre la storia del rock: una semplice melodia costruita su una scala blues che il chitarrista Ritchie Blackmore scriverà in pochi minuti e che diventerà la base dell’intera canzone. Una canzone perfetta nella sua semplicità: un riff accompagnato da parti di basso e batteria che ne sostengono lo sviluppo fino all’entrata della voce di Ian Gillan a cui viene lasciato il necessario spazio per esprimersi appieno. Il riff rientrerà in gioco nella seconda metà del pezzo e sarà rinforzato dalla ripetizione che il tastierista Jon Lord effettuerà collegando il suo organo Hammond a un amplificatore Marshall distorto, creando così un effetto molto simile a quello di una chitarra elettrica.

Un successo straordinario che la stessa band non si aspettava, ha ricordato più volte il bassista dei Deep Purple. Quella che per la band sarebbe stata una delle canzoni più immediate e semplici e legata soltanto al ricordo di un episodio curioso, divenne un inno del rock, ispirando intere
generazioni di musicisti in tutto il mondo. Un testo diretto, immediato, che parla di vita vissuta e nella sua semplicità ci fa immaginare di essere stati fuori da quel casinò di Montreaux ad assistere alla scena.

Chiunque abbia preso in mano una chitarra anche per gioco ha suonato il riff portante di Smoke On the Water almeno una volta nella vita. Poche note che hanno cambiato la vita a tanti, hanno portato il rock nelle case di tutti e che ancora oggi ci ricordano quell’epoca d’oro che sono stati gli anni ’70.

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