Le 10 canzoni alternative del Festival, Sanremo come non lo avete mai sentito (FOTO E VIDEO)

Tutti cantano Sanremo, o quasi. Infatti, come ogni anno, ad accompagnare il countdown di avvicinamento alla sessantaseiesima edizione del Festival della canzone italiana, ci sono le solite diatribe tra chi vorrebbe qualcosa di nuovo sul palco dell’Ariston e chi invece sembra apprezzare la solita canzone all’italiana.
Accontentiamo i primi, rispolverando i 10 artisti più “alternative” passati per Sanremo con le loro esibizioni a tratti molti folli.

ecco il link

fonte photo : www.ilcittadinomb.it
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Di Castoldi,Urbani. L’assenzio, i Bluvertigo” queste le parole con le quali l’inedita coppia Carrà-Fiorello presentarono nel 2001 i Bluertigo nel loro esordio tra i big di Sanremo.
Canzone che esce fuori dai soliti schemi della canzone italiana, che è figlia, come dichiareranno qualche anno dopo gli stessi Bluvertigo, dello stato fisico in cui essi si trovavano al momento della stesura, ovvero sotto gli effetti dell’assenzio.
Il titolo in realtà nasconderebbe anche un gioco di parole. In una parte del brano, solo cantata, si ode un suono prodotto tramite un programma alfanumerico chiamato absinth, cioè ab, a favore di, e sinth, sintetizzatore, e dunque “assenzio” significherebbe “a favore del sintetizzatore.
Peccato però che con questa canzone Morgan e soci si classificarono 16° e ultimi. Quest’anno a 15 anni di distanza dall’ultima apparizione sanremese i Bluvertigo ci riprovano con il brano “Semplicemente“.
Per noi sarà un’opportunità e un bel ritorno dopo 15 anni, ci aspettiamo almeno di arrivare ultimi, come abbiamo fatto orgogliosamente con L’assenzio nel 2001. Ultimi ma non eliminati” queste le parole, che sono tutto un programma di Andy Fumagalli, fondatore del gruppo.

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fonte photo : www.rai.tv
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Facciamo un passo indietro di un anno, quando Luciano Pavarotti presentò l’esibizione dei Subsonica al Festival di Sanremo del 2000.
Non vogliamo essere di parte, ma il gruppo torinese, molto probabilmente è uno dei migliori gruppi ad essere salito sul palco dell’Ariston.
La canzone, si classificò molto bassa in classifica e quindi come tradizione ebbe un boom di vendite in seguito e di passaggi radiofonici, consacrando Samuel, Boosta, Ninja, Vicio e Max uno dei migliori gruppi “made in Italy“.

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fonte photo : mag.sky.it
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Quei favolosi anni ’90. Vi anticipiamo che non saranno gli unici ad essere menzionati per un decennio che ha riservato molte sorprese musicali in quel di Sanremo.
Parliamo ovviamente degli Elio e le storie tese, gruppo trash come definito dallo stesso cantante in presentazione della sua “Terra dei cachi“. Lacrime, molto sceniche la prima serata e coreografia dello spazio per la seconda esibizione, che portarono una grande ventata di novità al Festival condotto quell’anno dall’immortale Pippo Baudo.
A prescindere dalla particolarissima esibizione, il testo de “La terra dei cachi” denuncia qualcosa di nuovo.
Il testo racconta la vita e le abitudini dell’Italia travolta da scandali su scandali come il pizzo, episodi criminali mai puniti, la malasanità, e piena di comportamenti che caratterizzano il cittadino italiano nel mondo, come la passione per il calcio, la pizza e gli spaghetti.
Geni assoluti che si videro negare la prima posizione solo all’ultima serata. Il secondo posto provocò molte polemiche su presunte irregolarità del voto, confermate dalle indagini dei carabinieri che confermarono che La terra dei cachi era stata la canzone più votata. Vincitori sempre e comunque.

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fonte photo : gds.it
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Erano gli anni di Mtv, erano gli anni dei concertoni a Bologna, erano gli anni ’90. Vi avevamo avvisato al riguardo questa favolosa decade e spero concordiate con noi, se affermiamo che Carmen Consoli è la prova che l’alternative a Sanremo piace agli italiani.
Era il 1997 e dalla Sicilia una giovanissima Carmen Consoli approda per la prima volta al Festival più importante d’Italia. “Confusa e felice” la canzone che presenta, sarà eliminata dopo la prima serata e i Jalisse vinceranno la kermesse con “Fiumi di parole”. Io il Festival non l’ho mai capito.
Fortuna però che anche questa volta la regola verrà confermata in pieno. Il brano acquisterà grande notorietà in radio, diventando uno dei cavalli di battaglia dell’intera produzione dell’artista catanese. Quando i fiumi di parole non bastano.

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fonte photo : www.ilsitodifirenze.it
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Per cercare qualcosa di diverso a Sanremo siamo dovuti andare nella sezione “nuove proposte” del 1995.
Avremmo potuto scrivervi di “Salirò“, canzone con la quale partecipò nel 2002 consacrandosi un big della canzone italiana, ed invece vogliamo tornare più indietro per incontrare un giovanissimo Daniele Silvestri.
Salì sul palco dei giovanissimi con “L’uomo col megafono” e si classificò ultimo, ma poco conto, perchè Daniele si aggiudicò il premio della critica “Volare” come miglior testo letterario.
Silvestri sottolineò l’impegno del testo, di smaccata natura politica, accompagnandosi con dei cartoncini colorati, sui quali erano scritti le parole salienti del testo. Un uso mutuato probabilmente da un’analoga iniziativa di Bob Dylan.
C’era una volta un Re che disse alla sua serva “Raccontami una favola” e la serva cominciò “C’era una volta un Re che disse alla sua serva” queste le parole che scatenano la chitarra de “L’uomo col megafono”, una delle ballate più belle di sempre sentite a Sanremo.

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fonte photo : www.nam.it
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Non sono stati da meno in quanto a sorprese gli anni ’80 sanremesi. Nel 1988 a classificarsi diciottesimo e quindi a riscuotere un gran successo dopo la kermesse fu Tullio De Piscopo con “Andamento lento“. La canzone è una di quelle che ti entra in testa e ti fa cantare per tutta la giornata “Vieni vieni con me eo“, ma nasconde un beat incredibile, grazie alle formidabili doti da percussionista di Tullio.
D’altronde parliamo del batterista di album, tra i tanti, come “Vai mo’” e “Bella ‘mbriana” del grandissimo Pino Daniele che dalla fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80 hanno rivoluzionato la musica italiana con gli influssi di quella partenopea. E scusate se è poco.
Piccola curiosità. Il brano, snobbato a Sanremo, vinse il Festivalbar nello stesso anno.

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fonte photo : www.turismocampomarino.it
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Proseguendo a ritroso notiamo come gli anni ’80 però si aprono , e alla grande, con i Decibel di Enrico Ruggeri.
Lo fanno con la loro hit di maggior successo, ovvero “Contessa”, che ha influenze che vanno dal punk degli anni ’70 alla new wave degli ’80 ed il brano stranamente riscuote un discreto successo che fa piazzare i Decibel un gradino appena dietro il podio.
L’evoluzione che porterà Ruggeri a vincere Sanremo nel 1993 oltre a rivelarsi una mossa azzeccatissima rimarrà per tutti un grande “Mistero”.

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fonte photo : web
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Crocevia della carriera di Rino Gaetano fu l’esperienza sanremese con il successo di Gianna. Per molto tempo infatti gran parte del pubblico italiano lo ha ricordato solo per questo episodio e per questa canzone. I suoi lavori precedenti vennero quasi eclissati dal nuovo successo e ciò che giunse al grande pubblico delle sue canzoni, in primis Gianna, fu soprattutto il nonsense e non tutto ciò che si celava dietro di esso.
Solo dopo la sua scomparsa in molti sembrano aver rispolverato i suoi veri successi che hanno fatto di Rino uno dei più grandi e innovatori cantautori italiani.
Quanto ci manchi Rino.

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fonte photo : www.cevitasumarte.it
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Da molti è ricordata come la canzone più brutta della storia di Sanremo. Parliamo dei Pandemonium e della loro “Tu fai schifo sempre“.
Era l’edizione del 1979 di Sanremo ed il gruppo con a capo Gianni Mauro e Mariano Perrella portarono sul palco dell’Ariston un brano dissacrante e provocatorio che consente agli stessi di ottenere una notevole popolarità con conseguente boom di vendite.
Qualcuno però prima di tutti si accorse dell’enorme potenziale dei Pandemonium e quel qualcuno non poteva che essere il sopracitato Rino Gaetano che per la sua esibizione del 1978 a Sanremo volle come coro proprio Gianni Mauro e soci, lasciando nelle nostre memorie una delle esibizioni più simpatiche del Festival.

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fonte photo : wikipedia
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A dispetto di quanto si possa pensare anche gli anni ’60 avevano i loro rappresentati “alternative“.
Tra un “Finchè la barca va” e “Non ho l’età” in Italia si affaccia nel panorama musicale una giovanissima Nada Malanima che con “Ma che freddo fa” alla tenere di età di quindici anni si piazza quinta.
Se poi qualche anno dopo una certa Mina decide di incidere una cover del brano, beh, allora sei sicuro di trovarti davanti ad una canzone senza tempo.

Queste solo alcune delle canzoni più alternative del Festival che ci lasciano con un solo interrogativo finale.
Perchè Sanremo è Sanremo (?).

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