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- Autore: Redazione BlogDiMusica
- Pubblicato: Feb 1, 2016
- Categoria: Personaggi
Addio gennaio nero, i 5 artisti che ci hanno lasciato (FOTO E VIDEO)
Prima di parlare del “gennaio nero” non dimentichiamo che il 2015 si era chiuso nel peggiore dei modi, con la scomparsa di Lemmy Kilmister, leader dei britannici Motorhead, gruppo cult del rock pesante e Gennaio di questo 2016 non ha voluto essere da meno prendendosi con se colonne portanti della musica internazionale.
Ma facciamo un po’ d’ordine e partiamo da quel triste 28 Dicembre dello scorso anno, quando il batterista dei Motorhead, Mikkey Dee annuncia la morte di Lemmy con conseguente ed inevitabile scioglimento del gruppo.
“Aveva saputo della malattia il 26 dicembre. Era a casa, seduto davanti al suo videogame preferito, con la sua famiglia. Non ci sono parole per esprimere il nostro shock e la nostra tristezza” l’annuncio della band su Facebook che aggiungono definendo Lemmy “il nostro nobile e poderoso amico“.
L’annuncio si chiuse con una richiesta ai fan. Niente fiori, ma la sua musica a tutto volume per ricordarlo.
Lemmy aveva 70 anni e avrebbe dovuto iniziare una nuova tournée in Europa lo scorso 23 Gennaio. In giro ci saranno comunque la sua musica ed il marchio dei Motorhead che continueranno a vivere nei cuori di tutti.
In realtà Lemmy non era stata l’unica rockstar a lasciarci nel dicembre del 2015. Il 3, infatti, nell’incredulità collettiva viene ritrovato senza vita Scott Weiland nel suo tour bus e a poche ore dal concerto che avrebbe dovuto tenere su un palco che conosceva benissimo.
Era il palco infatti che aveva calcato fin da giovanissimo con gli Stone Temple Pilots, gruppo con il quale ha scritto le sue ballad più importanti come Creep ed Interstate Love Song. Erano gli anni ’90, gli anni del grunge, dei Nirvana e delle morti sospette. Anche quella di Scott, nonostante siano passati un po’ di anni, non è del tutto chiara, anche se la causa, come scriverà la moglie qualche giorno dopo il triste evento risulterà essere un mix di droghe. Proprio quella lettera vuole essere un monito per la comunità della musica da parte della moglie di Scott che senza misure scrive “Il 3 dicembre 2015 non è il giorno in cui è morto Scott Weiland. È il giorno ufficiale in cui il pubblico lo piangerà, ed è stato l’ultimo giorno in cui è stato messo davanti a un microfono per i benefici economici o il divertimento di altri. Il fiume di condoglianze e preghiere offerte ai nostri figli, Noah e Lucy, è stato travolgente, apprezzato e anche di conforto. Ma la verità è, come per molti altri bambini, che loro hanno perso il loro papà anni fa […]”.
Parole dure, che però, ora come ora non ci riportano indietro Scott e la sua musica.
David Bowie – Changes
Era uno dei primi lunedì dello scorso anno quando appena sveglio vengo a conoscenza della morte di Pino Daniele.
Una lacrima solca il mio viso prima ancora che possa mettere su gli occhiali e verificare la notizia.
Un anno dopo, l’incubo e la maledizione dei primi lunedì dell’anno si abbattono sui nostri risvegli. Questa volta a salire su nel cielo è proprio l’Uomo delle Stelle, David Bowie.
La sensazione è la stessa, è come perdere una persona di famiglia, un amico. La sua musica ha cambiato la musica stessa con i suoi innumerevoli alter-ego come Ziggy Stardust, Halloween Jack, Nathan Adler e il Duca Bianco.
Dopo la morte è stato ribattezzato anche “Blackstar“, nome del suo ultimo album che sembra essere una sorta di testamento che ha scritto nei suoi ultimi tormentati giorni.
Dal testamento musicale a quello giuridico, di oggi la notizia che le ultime volontà di Bowie fossero quelle di essere cremato e le ceneri disperse a Bali. Alla moglie e i figli eredità milionaria, a noi la sua intera discografia.
Eagles – Hotel California
Chi di voi non ha mai fatto almeno un viaggio nella sua vita con il braccio fuori al finestrino, con il vento fra i capelli, un caldo profumo di “colitas” sognando anche solo per un attimo di stare raggiungendo l’Hotel California?
Chiunque l’abbia fatto sarà rimasto molto colpito dalla perdita di Glenn Frey, chitarra e cofondatore degli Eagles. Aveva 67 anni e darne la notizia lo stesso gruppo attraverso il sito ufficiale “È con grande dispiacere che informiamo della scomparsa del nostro compagno e fondatore degli Eagles Glenn Frey, avvenuta a New York lunedì 18 gennaio 2016. Glenn ha combattuto nelle ultime settimane una battaglia coraggiosa“.
Le conclusioni le lasciamo all’amico storico Don Henley “Ha cambiato la mia vita per sempre. Sarà strano andare avanti in un mondo senza di lui. Ma ogni giorno sarò grato di averlo avuto nella mia vita. Riposa in pace, fratello mio. Hai fatto quello per cui ti eri messo in viaggio. E anche di più“.
Mott The Hoople – All The Young Dudes
Ad una settimana di distanza dalla scomparsa di Bowie un’altra parte di lui ci lascia. Dale Griffin, batterista che ha reso celebre la canzone del Duca Bianco, “All the young dudes” con i Mott The Hoople ci lascia nella notte tra il 17 e 18, sempre di lunedì.
Soffriva di Alzheimer già da tempo, tanto da non poter prendere parte nel 2009 al quarantesimo anniversario della formazione del gruppo, e sostituito da Martin Chambers dei Pretenders fino ai bis finali, quando finalmente riuscì ad esibirsi.
Anche questo un monito “A tutti i giovani vanitosi” di oggi.
Jefferson Airplane – Somebody to love
A loro bastava l’amore per cambiare un mondo spaventato dal nucleare e delle guerre. Erano gli anni di Woodstock, dei concerti che duravano giorni e dei Jefferson Airplane.
Paul Kantner era tutto questo anche quella mattina di primavera quando con i Jefferson Airplane alle 8 del mattino suonano “Somebody to love“. Peccato però che la loro esibizione doveva avvenire la sera prima. Nonostante il ritardo furono accolti dall’ovazione di migliaia di giovani consacrandosi uno dei gruppi psichedelici più importanti di sempre.
Ci lascia il 28 Gennaio. Aveva 74 anni. Il decesso è dovuto a una crisi cardiaca a conclusione di una vita di eccessi. In particolare è sempre stato un forte sostenitore dell’uso di LSD.
Qualche giorno dopo, a conclusione di un Gennaio nero per la musica, a salutarci è la volta di Signe Toly Anderson, cantante dei Jefferson Airplane mettendo fine quasi del tutto alla formazione originale.
Signe rimase nel gruppo fino all’estate del 1966, quando scoprì di essere incinta e prese la decisione di fare la mamma a tempo pieno. Venne rimpiazzata da Grace Slick, decisiva per il passaggio del gruppo dal genere folk-rock degli inizi alle successive tipiche sonorità psichedeliche.
Ho letto da qualche parte, o è solo la mia fantasia, che ogni qualvolta muore una rockstar in paradiso c’è una jam. Penso allora che questo Gennaio il Dio del Rock si sia divertito abbastanza e speriamo che non ne abbia almeno per un altro po’. Sia fatta la tua volontà, in nome del Rock. Amen.
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