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Ricordando “Chuck” Berry, l’inventore del rock

La valigetta piena di contanti che Chuck Berry ha sempre preteso dopo le sue grandi esibizioni, ritorna alla mente quasi come un simbolo, è il bagaglio culturale, l’eredità inestimabile che ha lasciato al mondo della musica, lui così consapevole che quel mondo gli doveva parecchio, a lui che aveva gettato le basi del rock, che ne aveva stabilito le regole, era diventato l’idolo indiscusso delle generazioni rocker successive, che facevano tesoro degli insegnamenti del loro padre, e, così, i suoi pezzi più famosi diventarono cover dei Beatles, Rolling Stones e Beach Boys.

Chuck Berry non aveva mai voluto fondare una band, andava avanti da solo, dominando il palcoscenico, con la sua camminata caratteristica chiamata “Duck Walk“, ripresa anche questa, in futuro, da altri chitarristi, come Angus Young degli AC/DC!

Dicevamo che viene considerato da tutti il padre del rock, lo diceva il critico rock Robert Christgau, definendolo “il più grande degli artisti di rock and roll”, mentre John Lennon disse che «Se vuoi provare a dare un altro nome al rock and roll, puoi chiamarlo Chuck Berry», e nella sua Rock Encyclopedia Lillian Roxon afferma che “Chuck Berry potrebbe forse essere considerato il singolo artista più importante nella storia del Rock”.

A dare conferma a tutto questo sono le molteplici cover realizzate dai Beatles come “Rock and Roll Music”, “Roll Over Beethoven”; mentre la musica di “Sweet Little Sixteen” fu oggetto di plagio, essendo stata riutilizzata dai Beach Boys per “Surfin’ U.S.A” nel 1963; “Come On” divenne il singolo d’esordio dei Rolling Stones, e anche “Carol” venne reinterpretata dal gruppo rock britannico; “School Days” divenne una cover degli AC/DC.

La storia di Duck Walk comincia con “Maybellene”, uno dei primi esempi di “rock and roll“, incisa nel 1955, consacrò Chuck Berry al successo. Aveva, infatti, sperimentato quel connubio vincente di rhythm and blues-country, ricetta del rock ‘n’ roll, e costituiva allora una vera e propria novità affiancare il country dei “bianchi” al blues dei “neri”.

Altro ingrediente fondamentale era la chitarra elettrica come strumento principale, che accompagnava introduzioni, creava riff, interpretava licks tra un verso e l’altro. Il suo talento di chitarrista, varie volte fotografato con la sua inseparabile Gibson ES-335 cherry red, ha, infatti, influenzato generazioni di chitarristi, e la rivista Rolling Stone lo ha inserito in settima posizione nella classifica dei 100 migliori chitarristi.

Con i suoi brani Berry racconta per la prima volta, con leggerezza e ironia, le problematiche dei giovani, le rivoluzioni che la generazione anni ’50 stava affrontando contro una morale familiare e scolastica bigotta. Tra i brani che hanno fatto la storia ricordiamo:

Johnny B. Goode pubblicato nel 1958;

Rock and Roll Music pubblicata nel 1957;

Roll Over Beethoven pubblicata nel 1956;

School Day pubblicata nel 1957;

Sweet Little Sixteen pubblicata nel 1958;

Come On pubblicata nel 1961.

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