Zucchero, duro attacco alle “porcate” dei talent show

Dall’alto dei suoi sessanta milioni di dischi venduti e dei numerosi riconoscimenti internazionali, Zucchero non le manda a dire contro le tante storture del mercato discografico odierno e, in occasione di un’intervista rilasciata ai media, si scaglia pesantemente contro i talent show.

L’artista emiliano è reduce da centosessanta concerti in giro per il mondo e a breve si esibirà al British Summer Time Festival di Londra in compagni di altri artisti del calibro di Eric Clapton e Carlos Santana, per citarne due. Tra una pausa e l’altra, ecco l’affondo contro il mondo dei talent televisivi – Amici di Maria De Filippi in primis – definiti senza mezzi termini “porcate” che ricevono un impulso incredibile da parte delle case discografiche.

Adelmo Fornaciari sostiene – a ragione – che le major non firmano più per coloro che hanno bisogno di tempo per emergere, bensì per coloro che, appoggiati da manager o da influenti personaggi del mondo dello spettacolo, hanno già la strada spianata, sebbene il valore dei loro brani sia, nella maggior parte dei casi, molto discutibile. Al giorno d’oggi, continua Zucchero, artisti del calibro di Francesco De Gregori, Lucio Battisti, Franco Battiato o Vasco Rossi non potrebbero esistere, oscurati dai cantanti di poco più di una stagione, idoli delle ragazzine di turno. Ed opere come il Nabucco di Verdi, vero capolavoro nella storia della musica, passarebbe inosservato.

Ma tale situazione vale solo per il mercato italiano? No, secondo il bluesman italiano per eccellenza, in quanto anche in America “è tutto omologato”, anzi i testi inglesi si dimostrano spesso peggiori dei nostri: “Non c’è una canzone in inglese che parli di cose serie. Solo I miss you, I need you… e che palle! […] Oggi è difficile pensare che rimanga qualcosa di quello che si ascolta […] Solo robaccia”, è la sua idea.

Pensieri assolutamente condivisibili, su cui ci siamo più volte soffermati, ma i quali rimarranno probabilmente parole al vento di fronte ad una tendenza commerciale difficile da invertire.

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